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In viaggio per le Marche : Giorno 3/4

Marche Tour Giorno 3: Urbisaglia; Montappone;Abbazia di Chiaravalle di Fiastra; Tolentino.


1)ci svegliamo tardi, giusto in tempo per non saltare la colazione e parlare col proprietario che ci racconta di essere un viaggiatore che gira col Volkswagen hippie. Parliamo di Napoli, si lamenta dell'organizzazione,che la cittá potrebbe vivere solo di turismo. Non condivido ma vabbè. Insomma ha trovato Ercolano chiusa alle 15. Ci da peró una dritta. A Montappone(Fm), c'è il museo del cappello.
Le marche cappelli di paglia


Musica per le orecchie di chi proviene da una famiglia di cappellai come Margherita. E ora consigli per gli acquisti: A Napoli in via San Pasquale c'è uno dei pochi a negozi storici rimasti specializzati in cappelli: Il Cappellaio dove potete trovare cappelli di tutti I tipi e le marche.

Le marche cappelli di paglia


Fine pubblicitá. Devo cambiare itinerario. Escludo a malincuore San Ginesio per inserire Montappone.

Le marche


Partiamo per Tolentino per visitarne la Cattedrale di San Nicola con il bellissimo cappellone affrescato. Sulla strada incontriamo il b&b il fienile. Non mi sembra un gran nome. Arrivati a Tolentino, trovo un parcheggio strategico e arriviamo in men che non si dica al Duomo. Ma il sacerdote ci chiude la porta in faccia.

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Con la sola imposizione delle mani ci indica che riapre alle 3. Pazienza. Torneremo dopo. Procediamo con l'itinerario. Arriviamo all'abbazia di Chiaravalle di Fiastra che peró è chiusa e riapre alle 3, come anche il centro informazioni. Beh, procediamo oltre. Per sicurezza, prima di partire per Montappone, chiamo il museo. Su internet, scopro, infatti, che aprono solo su prenotazione. Aprono solo per noi.Non prima delle 3 peró. Bene. Che è rimasto? Nei dintorni c'è Urbisaglia, borgo con un bel castello.

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Cosí andiamo lí. Il borgo è minuscolo, disteso sulla cima di una collina da cui si vede Macerata. Fotogenico il castello. Lungo il pendio, ci sono le rovine di Urbs Salvia, cittá romana con teatro, anfiteatro, tempio e criptoportico. Quest'ultimo è interessante. Il resto, purtroppo, non ha retto bene ai fendenti del tempo. Dato lo stato di Margherita, mi avventuro da solo per la discesa fino al treatro. Risalgo e si riparte.

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2) In 30 minuti siamo a Montappone passando per tanti bei paesini: Loro Piceno (senza apostrofo), Mogliano e Massa Fermana, quest'ultima di fatto incollata a Montappone con cui non ha soluzione di continuitá.

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Il navigatore non disdegna di farci percorrere le stradine piú strette che ci siano. Passiamo su ponticelli tremolanti e ripidi saliscendi. Si capisce subito che siamo arrivati dal numero di cappellifici che incontriamo. Entro in un bar ed ecco che gli anziani che giocano a carte invocano le divinitá ad alta voce. La ragazza del bar mi chiede scusa. E inizia a lamentarsi che lí ci sono solo anziani e lei vorrebbe essere altrove. Sono le 15 e dopo qualche ricerca troviamo l'ingresso del museo, dove ci accoglie una guida dall'aspetto elegante. Benvenuti. Iniziamo il giro.

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Questo è l'ultimo cappello di Fellini, donatoci dalla sorella. A Montappone c'è il 70-75%. Nel frattempo, una coppia che stava visitando se ne va. La guida saluta e ricomincia. Benvenuti. Questo è l'ultimo cappello di Fellini, donatoci dalla sorella. Con voce dubbiosa, aggiunge che a Montappone c'è il 70-75% della produzione italiana di cappelli. Lo guardiamo perplesso. Prosegue spiegandoci che all'inizio le donne usavano intrecciare la paglia del grano locale, camminando sulla strada da e verso I campi. Grano Jervicella, un grano ad alto fusto dalla resa scarsa.

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Margherita fa domande. Tremo. Si ricomincia. Aeeee, Margherita stiamoci zitti che qui non la finiamo piú. A Montappone c'è il 70-75% della produzione italiana di cappelli. Questa volta Fellini e la sorella sono risparmiati. Comunque, le donne intrecciavano la paglia mentre camminavano. Il museo è ben allestito.
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Ci sono tanti bei cappelli. L'utilizzo della paglia come scarto rende il cappello una produzione povera. Destinata con la rivoluzione industriale a progredire e farne arte. Apprendiamo anche di storie locali e di grandi firme della laboriositá marchigiana che hanno donato una loro creazione ispirata alla fabbricazione del cappello. Vediamo un filmato della Rai del 1972. Interessante. Avevano paura della Cina. Pare, inoltre, che Montappone non figurasse sulla cartina. Facciamo le foto con dei copricapi stravaganti e ce ne andiamo. Ma prima passiamo dalla barista. Sei di qui? Purtroppo si. Ma non vedo l'ora di andarmene. Con l'accento marchigiano, l'effetto è esilarante.

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3) Torniamo all'Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. È situata in una riserva naturale e troviamo gruppi che fanno nordic walking e famiglie con bambini. L'abbazia è medievale. Il chiostro è a pagamento. Si puó visitare anche un sala del Palazzo Bandini, completamente affrescata. Il primo piano è inagibile a causa del terremoto. La chiesa medievale è agibile mentre il palazzo ottocentesco no, nota la guida all'ingresso. Nel chiostro colpisce soprattutto l'utilizzo di un capitello ionico della vicina Urbs Salvia incastonato ai piedi di un muro. La chiesa è bella, affrescata in alcune parti e il tramonto ne accentua la tonalitá rossa. Finita la visita, torniamo a Tolentino.

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4) si va a Tolentino. Dimenticavo, l'abbazia è stata abitata da monaci cistercensi fino al 2018. A Tolentino c'è traffico e per trovare parcheggio mi affido al patrono locale, San Nicola. Ecco che un auto se ne va ma accade qualcosa, la guidatrice viene verso di me e, incredibile, mi dona il suo ticket per il parcheggio. L'ho utilizzato poco, sa. L'intercessione ha successo. In cattedrale c'è una funzione, pure lunga. È un cinquantennale di qualche cosa. Tocca attendere. Un barista a cui ne chiediamo la durata, ci dice con fare stanco che la chiesa chiude alle 20. Beh questo si sapeva. Ma il chiostro è aperto e tutto affrescato. Si vede poco perché è calato il buio ma gli affreschi sembrano almeno seicenteschi. La funzione finisce. Chiedo ad una signora le indicazioni per il cappellone di San Nicola. Non sa dove sia. Ce l'abbiamo di fronte. Il terremoto ha colpito duro qui. La guida all'abbazia ci dice che ci sono famiglie ancora nei container. E la cappella è tutta impalcata. Non si puó vedere il soffitto,nè il secondo ciclo di affreschi ma solo il primo che è stupefacente. Scuola riminese del quattrocento. Con un blu intensissimo. Si finisce al ristorante la Cisterna dove finalmente mangio I Vincisgrassi (una lasagna alla bolognese con carne tritata ma non macinata e besciamella). Ci aggiungiamo un antipasto di ciauscolo e pecorino. Per Margherita, una grigliata di carne ed un contorno. Innaffiamo con un calice di Rosso Conero. Deludente. Proprietario gentilissimo peró e locale nuovissimo. 35 euro con caffè. Si torna a Fabriano per l'ultima notte.

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Articolo aggiornato al 30/01/2020
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