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In viaggio per le Marche : Giorno 2/4

Viaggio nelle marche
Tour Marche Giorno 2:
Elcito;  Cingoli; Treia; Macerata; San Severino marche;



1) il programma di oggi inizia con la visita di Elcito, il Tibet (o il tetto) delle Marche. Cosí in un anno siamo passatii dai 4700metri dello Yamdrok lake ai quasi 1000 del monte Canfaito. Tibet per Tibet.

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La strada sale attraverso I boschi, verso la fine diventa sterrata, e arriva agli 832 metri di questo borgo abbandonato dal 1997 che noi troviamo avvolto nella nebbia. Veduta suggestiva ma sul borgo che è ben restaurato, forse per la bassa stagione, non c'è praticamente nessuno. Appena quattro gatti. O meglio 8 gatti. Ora capisco perché è Indicato tra "I luoghi del silenzio". Interrotto solo da alcune moto enduro.
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2) Si scende e si risale verso Cingoli. Per la strada, ci fermiamo a vedere alcune rovine di un castello. Le Marche ne sono piene. Mi ricordano la Calabria, se non fosse che qui sono a pochi km l'uno dall'altro. Ci accorgiamo di essere arrivati a Cingoli perché troviamo molte persone che fanno jogging lungo la strada. Nel paese invece, nessuno. Entriamo in un bar dove chiediamo un pó d'informazioni al cameriere. Senti, stiamo facendo in giro per le Marche, ci consigli qualche posto da vedere? Si, Cingoli è carina. Noi pensavamo di vedere Treia. Si, pure mi hanno detto che è carina.

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E altri posti da vedere? Qui a Cingoli ci sono le cascatelle e il ponte romano. Vabbè, grazie. Ne so piú io. Le chiese sono chiuse per il terremoto del centro Italia del 2016. Ancora. Per fortuna, una magnifica Madonna di Lorenzo Lotto che era nel Duomo è ora nella sede del Municipio. Visitabile solo di mattina. Anche qui, devono aprire la sala appositamente per noi. Ci dirigiamo cosí verso il balcone delle Marche, da dove si vede buona parte della Regione e anche I monti dalmati. Purtroppo, se è bello trovare il tetto nella nebbia, affacciarsi dal balcone con questo tempo lascia spazio all'immaginazione.

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Ripartiamo per le cascatelle del Musone. Raggiungibili con poco cammino direttamente in auto, prendendo la strada per Jesi e dirigendosi verso il ristorante La Crescia. Bel luogo immerso nella natura. La temperatura dell'acqua sembra piú calda di quella esterna.

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3) In 20 minuti siamo a Treia. Decisamente un borgo carinissimo, disteso su di un crinale e fatto tutto di case in mattoncini rossi. Merita una visita anche se, anche qui, le chiese sono chiuse per I postumi del terremoto. Preso un pessimo caffè, ci dirigiamo verso la piazza centrale dove c'è un bel busto di Pio VI, il palazzo del Comune, la chiesa con il numero di telefono del parroco per le emergenze ed una splendida vista sulla campagna circostante.

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Treia ci è piaciuta. Lo stile architettonico mi ha ricordato Ferrara. Ce ne andiamo come quando si va via da casa. Ci sentiamo suoi figli. Un pó figli...di Treia. Vabbè passiamo oltre.

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4) Siamo largamente in anticipo sul programma, complici le chiese chiuse, cosí ci dirigiamo verso il capoluogo, Macerata. Lungo la strada, commentavamo il pessimo caffè, quando Margherita mi fa presente che le hanno fatto pagare l'acqua. Tutto 2,50. Come 2,50 se solo il latte macchiato fa 1,90 piú un cioccolatino 0,60, piú il caffè. Vabbè ci abbiamo guadagnato noi. Macerata ha lo stesso stile di Treia ma ovviamente è piú grande.

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Dopo aver girato un pó, ci fermiamo al parcheggio sotterraneo dei giardini Diaz. Il percorso lungo le mura mi ricorda Bergamo. Il parcheggio è a pagamento ma non per donne incinte e ha un comodo ascensore che porta al centro storico, con musica lounge e tunnel dipinto da un artista contemporaneo.

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Andiamo al celebre Sferisterio per poi visitare la bellissima Basilica della Misericordia. Saliamo verso la Loggia dei Mercanti, ritrovo per studenti universitari. Un tuffo nel passato per noi. Due foto alla Torre dei Tempi e si riparte per il ritorno verso Fabriano.

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5) Ci fermiamo al ritorno a San Severino Marche non senza aver prima visto il castello di Pitino, raggiungibile con una strada sterrata a senso unico dove il fondo sconnesso e la salita scoscesa non consentono una buona aderenza alle gomme. Immagino la discesa. I ruderi sono isolati. Qui incontro una persona anche se il posto è ancora poco fruibile.

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La discesa è tranquilla nonostante la pendenza. Arriviamo alla rocca di San Severino marche che troviamo illuminata. Il borgo è incantevole con tanto di torre pendente e due monasteri. Ai piedi della rocca, c'è la bellissima piazza del popolo.

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Qui ci dedichiamo a cercare un ristorante per la cena. Gli straconsigliati Cavallini e Da Piero sono entrambi pieni. Certo, anche il nostro stile da pellegrino non si addice tanto ai locali modaioli. Ripieghiamo su Junó, osteria pizzeria dove sono certo di trovare I Vincisgrassi. Invece, non ci sono. Prendiamo un fritto di olive ascolane, patate, mozzarelle, crema e un cargú (ravioli di ricotta) al ragú di pecora. Margherita prende un burger e bugnone di verdure. Finiamo con I dessert: parfait di castagne con croccante di mandorle e amaretti e una piú classica setteveli. 47 euro. All'uscita ci fermiamo a parlare con degli argentini, della Patagonia. Sono qui da un mese per imparare l'italiano. Martedí tornano a casa, in Patagonia. Si torna a casa, non prima di aver commentato dei poveri pescetti rossi in una brocca d'acqua. Una scena da Fantozzi e la signorina Silvani dal giapponese.

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Articolo aggiornato al 30/01/2020
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